Stress da performance: come gestire le responsabilità lavorative

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Il peso delle decisioni quotidiane, la necessità di essere sempre performanti e la pressione di ottenere risultati possono trasformarsi in un carico mentale e fisico insostenibile.

In particolare, le posizioni di leadership con responsabilità elevate possono essere più vulnerabili a questo tipo di stress lavorativo, ma esistono soluzioni per gestirlo. Vediamo insieme cause e rimedi dello stress da performance.

Cause dello stress da performance: ansia da prestazione e pressioni sociali

La paura di non essere all’altezza delle aspettative e l’idea di dover sempre affermare le proprie competenze sono elementi che spesso accompagnano ruoli di leadership.

Obiettivi elevati, occhi del team puntati addosso, terrore di fallire: è così che molti e molte manager sviluppano un senso di isolamento, sentendosi incapaci di condividere le proprie vulnerabilità.

Vediamo le casistiche più comuni che causano stress da performance:

Giovane manager pensieroso
  • voler dimostrare a tutti i costi di aver meritato quel ruolo o sentire di non meritarlo affatto, rivelando una forma di sindrome dell’impostore;
  • ansia da prestazione, impegnarsi più del dovuto per mantenere i risultati raggiunti, pena perdita di credibilità e sensazione inaccettabile di star facendo dei passi indietro;
  • soffrire di una condizione psicologica chiamata sindrome di Atlante, sentire cioè una responsabilità eccessiva verso tutto e tutti, caricandosi di troppo lavoro e portando “il peso del mondo sulle proprie spalle” proprio come il gigante mitologico;
  • lavoro extra notturno, che compromette il ciclo sonno-veglia e di conseguenza tutto il benessere generale;
  • guidare un team in fase di formazione. Accertarsi sempre che stiano tutti e tutte crescendo professionalmente, che il lavoro sia soddisfacente e gestire anche eventuali errori. Allo stesso modo, potrebbe essere faticoso anche delegare e accettare una perdita di controllo.

Ergofobia e ipengiofobia

Hai mai sentito questi due termini? Si collegano molto a questo argomento, ecco cosa significano:

  • l’ergofobia è la paura eccessiva verso il proprio lavoro e verso gli impegni che esso comporta. Spesso causa assenteismo ed è considerato un disturbo d’ansia che può portare a comportamenti di evitamento e attacchi di panico. Può dipendere da troppo stress mal gestito e dall’auto-imporsi aspettative troppo alte;
  • l’ipengiofobia è una paura esagerata verso il prendere decisioni e responsabilità. Di base, essere persone responsabili è un tratto positivo, ma portarlo all’eccesso può avere spiacevoli conseguenze per il benessere mentale e fisico. Alcuni aspetti tipici di questa fobia sono forti sensi di colpa in caso di insuccesso e uno stato di ansia costante, accompagnata da somatizzazione a livello intestinale. L’ipengiofobia non si applica solo all’ambito lavorativo, ma riguarda il prendersi responsabilità in ogni campo, anche per esempio in quello di cura.

Queste due fobie potrebbero derivare da traumi passati o irrisolti, e spesso vengono affrontati con l’evitamento: evitare le proprie paure dona sollievo immediato, ma non risolve il problema alla radice. Parlare delle soluzioni con una figura specializzata potrebbe essere d’aiuto: qui puoi farlo gratuitamente.

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Se è vero che prendersi cura del proprio benessere mentale è fondamentale, è vero anche che l’ambiente lavorativo dovrebbe essere il più sereno e rispettoso possibile: se senti che il tuo posto di lavoro attuale non arricchisce, prova ad attuare o proporre dei cambiamenti coinvolgendo tutti i membri del team.

Impatto dello stress da performance sulla salute mentale e fisica

Viviamo costantemente sotto stimoli e lo stress è nostro fedele compagno, ma di per sé lo stress non è un fattore negativo. È una condizione che ci permette di attivarci fisiologicamente nelle situazioni di emergenza (eustress) e concentrare le energie per sopravvivere.

Il problema è il distress, lo stress costante ed eccessivo che porta con sé una sofferenza fisica e il prosciugamento delle energie. In generale, lo stress lavoro-correlato in leader e manager può manifestarsi con:

  • stati d’ansia
  • depressione
  • perdita di autostima
  • disinteresse e perdita della motivazione
  • attacchi di panico
  • irritabilità e aggressività
  • disturbi alimentari
  • insonnia
  • mal di testa
  • stanchezza cronica
  • tensioni muscolari
  • disfunzioni sessuali
  • scarsa memoria e concentrazione
  • abuso di sostanze come alcool, tabacco e stupefacenti
  • insorgenza di problemi cardiovascolari, dermatologici o gastrointestinali

Questo stato di malessere generale influenza negativamente anche il rapporto con il team e la propria produttività, innescando un circolo vizioso che nei casi più gravi può trasformarsi in burnout.

Parliamo di burnout

Il burnout è una risposta allo stress da lavoro intenso, purtroppo molto frequente anche in chi ricopre posizioni di rilievo: può manifestarsi in seguito a lunghi periodi di forti pressioni, cambiamenti difficili da attraversare e difficoltà di adattamento a nuovi scenari o sfide lavorative. Andare in burnout compromette moltissimo salute, qualità della vita e relazioni sociali.

Un primo passo per sconfiggere il burnout può essere sicuramente non normalizzare né celebrare il superlavoro: l’idea che annientarsi in nome del lavoro sia lodevole è una narrazione obsoleta e sbagliata, che può portare a gravi conseguenze anche sul lungo termine e incentivare situazioni di sfruttamento.

Il tuo valore è tale anche senza sacrificare del tutto tempo ed energie: prendersi cura della propria salute mentale, ascoltare le esigenze del proprio corpo e rispettarle, dovrebbe avere sempre la priorità!

Se ti accorgi di stare arrivando al limite, cerca soluzioni con uno/una specialista.

Come gestire lo stress da performance

Ecco qualche consiglio pratico per aiutarti a “staccare la mente” e uscire dal loop dell’eccessivo stress a lavoro:

  • sperimenta tecniche di mindfulness, meditazione guidata, musicoterapia, esercizi di respirazione o tecniche immaginative;
  • riconosci le tue emozioni, accogliendole senza reprimerle;
  • impara a delegare. Non è segno di debolezza, ma di amor proprio e fiducia nel team;
  • organizza meglio il tuo tempo, fai pause pianificate e mantieni un equilibrio tra vita personale e professionale;
  • incoraggia la costruzione di una rete di supporto, sia dentro che fuori dall’ambiente lavorativo, per evitare l’isolamento;
  • dai spazio alle relazioni interpersonali, prenditi cura del tuo corpo attraverso un’alimentazione bilanciata, esercizio fisico costante e integratori naturali.

L’importanza di cambiare prospettiva

Tra le paure più grandi che conducono allo stress da performance c’è quella di passare inosservati o di non essere apprezzati e riconosciuti come professionisti o professioniste.

È il peso del giudizio altrui che spinge ad alzare le aspettative, spesso a livelli irrealizzabili che non compiendosi innescano lo stigma del fallimento. È proprio qui che possiamo iniziare a cambiare prospettiva.

Ogni giorno facciamo del nostro meglio: impariamo a trasformare il fallimento in un’occasione di apprendimento, e normalizzarlo come parte naturale della vita e del lavoro. Anche ad alti livelli.

Ridefiniamo quanto spazio vogliamo che occupi il lavoro nella nostra vita: va anche bene che per alcune persone sia una priorità rispetto, per esempio, al coltivare gli affetti, ma non dovrebbe mai in alcun caso compromettere salute fisica e mentale. Siamo noi la persona con cui conviveremo per tutta la vita, prendiamocene cura!

Insomma, essere arrivati e arrivate “in cima” non significa aver smesso di imparare: non esitare a chiedere supporto, che sia psicologico o pratico, quando lo stress diventa troppo grande da sopportare.

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